domenica 26 maggio 2013

A casa Hanzo



Sulla base delle carte trovate negl'uffizi di donna O’Ren, decidemmo di dirigerci verso la magione di colui che più volte era nominato, un tale Hattori Hanzo…....
Vi giungemmo con la nostra carrozza meccanica, e ivi giunti quasi ci meravigliammo di non trovarvi cadaveri o sangue, ma una normale porta chiusa. Ozzy pose subito rimedio alla mancanza, assestando una vigorosa percossa col suo liuto elettronico sul capo del gendarme privato che, sulla soglia della villa, ci interrogava sui motivi della nostra venuta.
A dire il vero, prima di vibrare il colpo funesto Ozzy si era già attirato l'attenzione dei passanti sperimentando come l'urinare in piedi sia difficoltoso per chi non disponga (dato il corpo femmineo di cui si era impadronito) di un confacente apparato, e forse proprio le conseguenze sugli abiti di tale tentativo avevano rese vane i tentativi di adescamento del gendarme privato immediatamente precedenti alla sua aggressione. Il Curte, intanto, ascoltava la sospensione dall'incarico da pubblico ufficiale rivolta al suo corpo per diserzione.
In un modo o nell'altro, comunque, entrammo nella magione, che era principesca per dimensioni e lusso, ed attorniata da un vasto giardino alla moda del Cipango. La verzura era così spessa che fra le sue frasche si nascondevano agevolmente i sei guerrieri, armati di spade e fasciati di nero insino agli occhi, che ci aggredirono d'improvviso. Il numero dei cadaveri nel giardino salì repentinamente a sette.

Credo che ad un certo punto i miei compagni siano rimasti disorientati dalla mia sparizione. Fui infatti attratto dalla mia sensibilità in un locus amoenus riparato nel giardino, dove mi accolse un arzillo vecchietto, dai tipici tratti somatici del Cipango, che era intento a dar la cera e togliere la cera da un tavolo. Mi invitò a prendere un té con lui, si presentò come Miaghi e affermò che, malato, sarebbe stato onorato di offrire il suo corpo ad un nobile spirito e ad una giusta causa. Sapeva di noi. Accettai l'offerta, e subito mi trovai tonificato: quanta forza, quanto animo in quelle ossa! Quanto maggiori di quanto ne avevo trovato nel mio primo albergo di questa era!

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